Un pò di storia
Un pò di storia
NOTIZIE STORICHE DEL'ONORANDA COMUNITÀ DI CASTEL NOVO IN VALSUGANA
Da parte dell'Amministrazione comunale mi è stata offerta la possibilità di iniziare una collaborazione a “CASTELNUOVO NOTIZLE”, notiziario del Comune di Castelnuovo, per il settore storico.
In questa contesto è mia intenzione, per quanto sarà possibile editorialmente, riportare il più possibile documenti storici che nel tempo sono riuscito a ritrovare. Documenti che per la maggior parte sono sconosciuti alla maggioranza dei Castelnovati. La comunità possiede un ricco patrimonio di documenti che la interessa e che sono sparsi nei vari archivi e biblioteche di Innsbruck, Trento, Wien, Bozen, Roveredo, Feltre, Nürnberg, München e Venezia. Alcuni privati sono in possesso di documenti della comunità e se da parte di questi ci sarà la disponibilità cercheremo di portarli a conoscenza dei Castelnovati.
Le lingue usate nella stesura dei documenti sono: il latino medioevale, il tedesco bavarese antico, il tedesco bavarese medioevale, il tedesco austriaco moderno, e molto recente, dopo il XVI secolo, il volgare.
Come prima puntata propongo alcune notizie sulla chiesetta di Santa Margarita, vecchio simbolo dell'Onoranda Comunità di Castel novo. Per quanto riguarda la toponomastica è mia intenzione usare i nomi storicamente affermati ed usati dalle popolazioni, anche se ciò è
diverso dalla nome nomenclatura ufficiale.
Su questi miei lavori sarà per me un piacere conoscere il Vostro parere da Castel novati sapendo che potrebbe essere anche negativo. In futuro cmpleterò la fine di ogni puntata con modi di dire, storielle, poesiole nella Nostra espressione. È il grande patrimonio della tradizione orale tramandataci dai nostri vecchi. Di questa grande patrimonio qualcosa sono riuscito a recuperare, ma mi auguro anche di poter contare sulla Vostra graditissima collaborazione.
Mi auguro di riuscire a rendere tutto di Vostre gradimento e di poterci tutti sentire orgogliosi di essere una piccola Comunità con una storia quasi millenaria (si parla di noi
dal 1238).
"In causha de le feste ve diga bohn nadale de kohr e bone mahn a mai par stahn ke gihen ”.
ALCUNE NOTIZIE RIGUARDANTI LA CHIESETTA
DI SANTA MARGARITA DELL'ONORANDA COMUNITA'
DI CASTEL NOVO IN VALSUGANA
La chiesetta di Santa Margarita si trova sul fianco del monte Tschiwahron nei Comune Catastale di Castel Novo. Il tempio è dedicato a Santa Margarita, vergine e martire di Antiochia (città che si trovava al centro dell'attuale Turchia). Essa morì martire per la fede di Cristo nei primi anni del terzo secolo dopo Cristo. Molte chiese sono dedicate a questa Santa, sia nel Tirolo storico che in Baviera. L'altare della chiesetta è costruito rivolta al sorgere dei sole. Il sole è il simbolo di Cristo risorto, della nuova luce, il vangelo. Era una consuetudine molto diffusa nei primi anni della chiesa ed è rimasta fino XII secolo. Oggi la chiesa si presenta in uno stile molto semplice, con un porticato a quattro colonne sul davanti, lato a sera. Sulla sinistra, all'altezza dell'altare si erge il campanile con i suoi quasi venti metri d'altezza forma quadrata ed il tetto aguzzo a forma di piramide con sulla cuspide il gallo, segna tempo.
Come oggi la chiesetta la possiamo ammirare, è il frutto di restauri e di rifacimenti a cui è stata sottoposta nel corso dei secoli. Durante la prima guerra mondiale (1915-l8) fu gravemente colpita ed il tetto bruciato. I restauri postbellici furono eseguiti, nonostante il continuo intervento dell'allora parroco don Malfatti, senza tener conto del valore artistico e storico del monumento. Sotto il porticato sulla facciata antistante l'entrata si intravedono ancora degli affreschi sicuramente del XVI secolo. Sopra il portale è rappresentata la deposizione di Cristo nel sepolcro. Sul lato destro si intravvedono ancora la Madonna e S. Giovanni ed un grande Crocifisso, le altre figure sono sbiadite. Sul lato opposto vi e' una finestra munita di grata in ferro originale e dietro questa grata un raccogli elemosine in sasso bianco di vecchissima e pregevole fattura. All'interno della chiesa si trova sopra l'altare la statua della Santa che tiene il drago incatenato, opera dello scultore Franz Tavelli da St. Udalrico (Val Gardenia).
Lateralmente all'altare c'è una nicchia sulla destra con la statua della Madonna.
La madonna è come una bambola con testa coronata ed un lungo vestito dorato. Sul lato sinistro si trova una lapide ricordo scritta in latino.
Fu sistemata in occasione, come si può leggervi sopra, dei restauri fatti nell'anno 1845 dall'allora parroco don Giovanni Battista Dorigato da Castel Tasin, con gli aiuti e le offerte dei vicini della Comunità di Castelnovo.
Il testo della lapide è il seguente:
HOC TEMPLUM
SANCTAE MARGARITAE
VIRGINI ET MARTIRI!
DICATUM
PRIMUM INSIGNE
MONUMENTUM POPULI
INFERIORS AUSUGANAE
AD XSTI (CHRISTI)
RELIGIONEM
PER S. PROSDOCIMUM
EPISCOPUM PATAVINUM AC
APOSTOLI PETRI DISCIPULI
CONVERSI...
Questo tempio dedicato a Santa Margarita vergine e martire, primo insigne monumento del popolo della Valsugana Inferiore convertito alla religione di Cristo da S. Prosclocimo vescovo patavino e discepolo dell'apostolo Pietro ....
Questa lapide riassume in breve la storia di questa leggendaria Chiesa.
Probabilmente la costruzione primitiva risale ad un periodo posteriore, ossia al periodo Longobardo, quando questo popolo insediatosi in queste terre si converti alla religione di Cristo per opera ed ordine della loro regina Teodolinda. Di questo periodo non ci sono rimasti documenti originali. Il primo documento originale che ci parla della Chiesa di Santa Margarita è dell'anno l270 circa, detto documento si trova ad Innsbruck nel T.L.A. (Tiroler Landesarchiv-Archivio del Paese del Tirolo (1).
La pergamena riporta i benefici che la Chiesa di Santa Margarita godeva nelle regole di Agnè, Villa e Spitali (Ospedaleto). L'entità di questi beni è consistente: prati, campi, vigneti, diritti di decima sui prodotti agricoli. Detto documento ci rivela che la Chiesa e la Santa godevano presso il popolo di grande venerazione e stima. Queste proprietà erano frutto di una serie di donazioni fatte per grazia ricevuta, o per riscattare l'anima dopo la morte, dalle pene del Purgatorio. Questo non è l'unico documento in cui vengono menzionati beni appartenenti alla Chiesa di S. Margarita o diritti di decime varie.
Nell'archivio cosiddetto dei Baroni Buffa, documenti scritti fra il 1200 ed il 1300, ricordano che sedumi, prati, boschi, strade, confinano con proprietà di detta chiesa o Santa. Detti beni li troviamo nelle pertinenze delle Regole di Borgo, di Telve, di Carzan, Scurelle, di Strigno ed anche di Roncegno. Possiamo dire senza dubbio di errore che questa Chiesa era sicuramente presente prima del mille ed era una delle più importanti e note della Valsugana. Per poter raccogliere questa entità di beni ci vuole sicuramente del tempo, e la sua rinomanza era dovuta sicuramente al fatto che era la Chiesa dove si battezzavano i figli e il cimitero si trovava sul lato destro della chiesa e fu circondato per lungo tempo di muri e dotato di cancello ed usato per il popolo fino verso il 1500. In seguito fa usato solo per la sepoltura degli eremiti che ebbero in cura la chiesa. Con decreto di Giuseppe II Imperatore (figlio dell'imperatrice Maria Theresia) l'eremo fu chiuso e così la chiesa nel 1782.
Che la chiesa di Santa Margarita fu per lungo tempo chiesa curaziale e separata dalle altre in Valsugana, ce lo dice un documento del 1389: il prete padre Paolo Sartori veniva investito dal vescovo Antonio De Nazareis di Feltre: "de parte ecclesiae plebis S. Mariae de Burgo, riceveva in commenda la chiesa di S. Margarita incaricandolo della cura d'anime di quel luogo coll'ordine a chi s'aspettava di render conto dei proventi di quelle chiese all'accennato Pievano". Tale distinzione in assegnargli i due benefici dimostra che non era già la Chiesa di S. Margarita una Cappella della Pieve, ma una stazione separata e che stava da sè. In una pubblicazione del 1776 fatta dal Pievano di Telve di Soto padre Petri de Mandelli G. "Elucubrazione Storico-Canonica, e Legale dello stato e natura dell'insigne Matrice del Borga di Valsugana Diocesi di Feltre nel Tiroìo, e delle sue Figlie TELVE, RONCEGNO, e CASTEL NOVO”, ricorda nelle sue ragioni che la Chiesa di S. Margarita avevsse due campane, una fusa nel 1351 e l'altra dell'anno 1418.
Ambedue ora andate perdute. A quei tempi le campane rappresentavano un grande decoro e rinomanza.
Nell'anno 1498 abbiamo un intervento della Santa Sede attorno ai problemi riguardanti i benefici della Chiesa di S. Margarita i quali, come riferito dal documento, risultavano ”quadraginta Florenorum auri secundum extimationem ... (secondo la stima comune risultano essere quaranta fiorini d'oro annui...). A quei tempi con cinquanta fiorini d'oro si poteva comperare un paio di buoi.
Nei documenti visitali dei Vescovi della diocesi di Feltre (quelli rimasti dopo le distruzioni causate dalle guerre fra Venezia Serenissima Repubblica e Massimiliano I Imperatore del sacro Romano Impero di Nazione Germanica verso il 1510) la chiesa di S. Margarita viene ricordata con i sui ornamenti religiosi, che in quei tempi non erano poca cosa. La nomina del Pievano sottostava al cosidetto "Jus presentandi" che era prerogativa del Dinasta. Il Pievano veniva scelte dal Dinasta. In un primo tempo a fare ciò erano probabilmente i fedeli, in seguito i Signori di Castel novo e poi i Conti del Tirolo (per i quali questo diritto è documentato già dal 1280 circa) dopo che subentrano a peno diritto ai Signori di Castel novo (1412 per la giurisdizione di Telvana) attraverso i loro Giurisdicenti e presentati al Vescovo di Feltre per la investitura canonica. Questa prassi è valsa fino al 1919 fino per tutte le parrocchie Tirolesi. Tale consuetudine valeva anche per la nomina dei Vescovi di Trento e Brixen (Bressanone).
Dopo il 1500 la chiesa perse il su valore di matrice e divenne eremo per eremiti. Alcuni di questi eremiti rimasero per lungo temp nel ricordo del popola per la loro saggezza, sperito di preghiera e santità.
Da quanto scrive il concittadino don Brusamolin, la chiesa di S. Margherita venne dipinta verso l'anno 1589 dal pittore Lorenzo Mauricio e che tali affreschi, ormai deteriorati dalle intemperie, furono tolti durante i restauri del 1845.
Questo piccolo riassunto sulla storia della Chiesetta d Santa Margarita ci permette di vedere l'importanza storico-religiosa di questo monumento costruito dai nostri avi e conservato a perenne ricordo della loro scelta di accettare la nova luce di vita il Vangelo di Cristo. Non solo è un monumento poco conosciuto nella storia dell'onoranda Comunità dej vizihni de Castel novo ma appartiene anche a tutta la gente di Valsugana.
Fu sicuramente una delle prime Chiese poiché fra i benefici che godeva, godeva l'offerta del cero e del pane (AHD vochenitzgen: pane bianco e dolce) caratteritiche offerte Bajuvara e Langobarda come atto di sottomissione.
Mi auguro che queste poche notizie servano a richiamare l'attenzione di quei Castel novat che si sentono legati alla propria terra ed alla propria Vaterland (terra dei padi).
Skarabocihà da 'n andoletho de Kastelnof.
1) T.L.A. Urkunden II 570 ca 1270
Nota:
Di seguito si riportano due documenti dell'Onoranda Vizhiniha de Castel novo del 1857 in cui è evidenziato il nome della Comunità in CASTEL NOVO, sia da parte civile il comune sia da parte ecclesiastica il parroco.
Il Capo Comune è Longo, il parroco don Giobatta Dorigato di Castel Tasin che fu anche l'ideatore dei restauri della chiesa di S. Margarita nell'anno 1845.
* Tutti i diritti riservati, divieto di riproduzione foto elettronica, divieto di citazione e divieto e di uso scopo didattico senza la preventiva autorizzazione scritta dell'autore.
Castelnuovo notizie n.2 dic 1997
Pagine di storia
Spagole (1) descrizione storica, geografica del territorio con particolare riferimento alla zona interessante la fondazione Cav. Luciano e Cav. Dott. Agostino de Bellat (27-03-1901 / 31-07-1965) nel Comune Catastale di Castel Novo nella provincia di Trento.
La località Spagole si trova nel Comune Catastale di Castel Novo Valsugana, forma una
frazione della comunità ed in essa vi sono case abitative, che vengono abitate tutto l'anno.
Le Spagole si trovano verso sud-ovest della chiesa parrocchiale di S. Leonardo. Il territorio delle Spagole è compreso in un quadrilatero il cui lato nord è il fiume Brenta, dalla sua confluenza con il rivo Mojo, fino al ponte delle Spagole della strada che collega il paese di Castel Novo con la frazione di Borgo, le Olle. La strada delle Spagole fa da confine verso sud dal ponte sul Brenta fino al ponte del rio Fumula, o Pissavaca, o Bisilenga. Essa congiunge il paese di Castel Novo con le Olle. Il rio Fumula fino alla sua foce nel rio Mojo fa anche da confine ad ovest fra la comunità di Castel Novo e quella di Borgo. Tutto il territorio è una pianura degradante dolcemente verso il fiume Brenta e di natura glaciale. Il Brenta nel corso degli anni ha provveduto in più parti ad asportare materiale creando delle ripide rive verso il fiume. Il terreno è composto di detriti calcareo-argillosi idonei alle culture di grani, viti e piante da frutto. I raccolti sono buoni se si dispone di impianti di irrigazione per far fronte ai periodi di siccità dei estivi.
Il nome Spagole potrebbe derivare dal così detto "Althochdeutsch" (2) (vecchio tedesco) e potrebbe significare "piana arida o secca". Questo significato potrebbe essere appropriato per il terreno considerato dal punto di vista agricolo medioevale. La possibilità di attingere acqua dai due Rii Fumula o Mojo per l'irrigazione in periodi di siccità era praticamente impossibile, dato che in estate sono quasi sempre senza acqua.
Una conferma di questa situazione ci viene ricordata dai primi rilevamenti catastali del periodo Theresia. I territori, valutati in base alla produttività, ricevono quasi sempre una valutazione bassa: media qualità o di infima qualità. Il Catasto Theresiano aveva lo scopo di uniformare il criterio di imposizione fiscale sui terreni, sulle case e sui boschi, inmodo che tutti ì sudditi dell'Impero Asburgico pagassero le tasse su base uguale di valutazione. Che il catasto evidenziasse anche la proprietà dei singoli fondi era solo un fenomeno secondario.
Le Spagole non ci hanno lasciato una grande documentazione storica. Per lungo tempo i terreni erano un feudo di Castel Telvana. Di questo feudo venivano investite la famiglia o la sipe (3) di famiglie che abitavano nel maso fortezza sistemato verso il villaggio di Olle. Dette famiglie, secondo le consuetudini Bajuvaro-Longobarde fornivano in cambio dell'investitura il servizio di guardia al Castello. Tutti i figli maschi abili alle armi da 18 a 60 anni avevano l'obbligo di fornire questo servizio armato, secondo il cosidetto "Rodolo" in caso di necessità, di guerra o di pericolo dovevano partecipare tutti.
ln seguito quest obbligo fu tramutato in un tassa detta "guardia". Non erano più tenuti a fare quest servizio in tempo di pace ma la comunità pagava una tassa ed il giurisdicente del castello provvedeva in proprio per questo servizio.
ln tempo di guerra o di pericolo dovevano partecipare però tutti con le loro armi alla difesa del Castello e del territorio.
La prima documentazione storica significativa in cui le Spagole giocano un ruolo di prim'ordine, ci è pervenuta a causa di una lite fra la Comunità di Castel Novo e la Comunità di Borgo. Borgo riteneva che le Spagole facessero parte alla propria comunità dato che da tempo immemorabile erano state feudo di Castel Telvana e, poiché Castel Telvana faceva parte della comunità di Borgo, automaticamente anche il feudo faceva parte del suo territorio. Castel novo presentò in quell'occasione una serie di documenti in cui da tempo immemorabile le Spagole, sia dal punto di vista religioso che civile si erano sempre servite dalla Comunità di Castel novo. Il parroco era stato sempre chiamato in caso di pericolo di morte, le sepolture avvenivano nel cimitero di Castel Novo come pure i battesimi ed i matrimoni. Pure per le cause civili si erano sempre rivolti al regolano di Castel Novo comprese richieste di sentenze per contrasti sorti fra gli abitanti delle Spagole.
Le buone ragioni e la documentazione presentata da parte della Comunità di Castel Novo fece si che la sentenza fosse a favore dell'onoranda Comunità di Castel Novo. Dopo la sentenza del 1604 la Comunità di Castel novo provvide, d'accordo con quella di Borgo a sistemare i cippi di confine fra le due Comunità.
Un cippo di confine rimase fino a prima della prima guerra mondiale al ponte de Tzejo della strada vecchia. Detto cippo portava incise le consonanti C+B nella parte superiore e sotto lo stemma della Comunità "il castello con due torri". Lo stemma fu rilevato graficamente dall'Ausserer nel 1897 e conservato nella raccolta di Stemmi ed incisioni del Tirolo e conservato nella Biblioteca del Ferdinandeum di lnnsbruck. Sopra il disegno dello stemma è cosi scritto: "Castelnuovo (Valsugana) Gemeinde Wappen. Auf dem Grenzstein gegen Borgo" (stemma del comune- sul cippo di confine verso Borgo).
La prima significativa descrizione del territorio delle Spagole la abbiamo attraverso il rilevamento catastale del periodo Theresiano ossia dell'imperatrice Maria Theresia.
Da questo catasto scegliamo le parti che interessano particolarmente i terreni che oggi fanno parte della Fondazione De Bellat.
Verso il 1758 i proprietari dei terreni alle Spagole erano i Signori D'Anna Dr. Giuseppe e Giovanni Nepomuceno di Telve.
Numero Catastale 677 - Una casa rurale denominata alle Spagolle e detta il maso Pasqualini ossia Maso primo con stuffa, cucina, camere, cantina, volti, stalle, stabbi e cortile con una Cappella, orticello ed annessa prativa ... suolo della casa Pertiche 437.
Prato di Tagmatt 11 1/3. (4)
678 - Un'arativa vignata con gelsi annessa detta alle Spagolle ... di Piovi 23 1/5 di meschina qualità.
(Questo fondo deve pagare al Castello di Telvana la decima secca umida ed il livello di carantani 9 1/10 ed alla Canonica di Castel Novo livello di carantani 6 e laudemio f(iorini) 2.6 (5)
679 - Una prativa boschiva alle Spagolle ... (descrizione dei confini) di Tagmatt 8 1/2 d'infima qualità.
666 - Una casa rurale detta alle Spagolle al Maso secondo con stuffa, camere cucina, stalla, cantina, volti, ed una casara con orto annesso (confini) di Pertiche 201.
667 - Una prativa con alcuni fruttari detta alle Spagolle (confini) di Tagmatt 1 Pertiche 360 di ottima qualità.
668 - Un'arativa vìgnata con gelsi detta alle Spagolle annessa alla sud(ett)a casa (confini) di Piovi 14 Pertiche 548 1/2 di media qualità.
(Questo fondo paga al Castel Telvana la decima secca umida).
660 - Una casa rurale alle Spagolle detta il Maso Poppi, o Maso terzo con stuffa, cucina, camere, stalla, volti e cantina con arativa vignata con gelsi (confini) di Piovi 10 Pertiche 268 di media qualità.
(Questo fondo paga al Castel Telvana la decima secca umida ed al Comune di castel Novo livello di carantanì 24).
300 - Un'arativa vignata detta alle Spagolle (confini) di Piovi 2 di infima qualità
(questo fondo paga al Castel Telvana la decima secca umida ed al Comune di castel Novo livello di Fiorini 5.15).
763 - Un'arativa vignata con gelsi detta alle Spagolle (confini) di Pertiche 2880 di media qualità.
(Questo fondo paga al Castel Telvana la decima secca umida).
747 - Un'arativa vignata con gelsi detta alle Spagolle (confini) novali 6 di Piovi 430 d'infima qualità.
(Questo fondo paga gli stessi oneri come il fondo precedente numero 763).
826 - Un'arativa vignata con gelsi detta alle Spagolle (confini) di Pertiche 645 d'infima qualità.
(Questo fondo paga come il fondo precedente n° 747).
762 - Un'arativa vignata con gelsi detta alle Spagolle (confini) di Pertiche 864 d'infima qualità (Questo fondo paga al Castel Telvana la decima: secca umida, ed al Comune di Castel Novo livello di fiorini 1 carantani 15).
790 - Un'arativa vignata ora ridotta a prato e parte ad orto alle Spagolle (confini) di Piovi 1 Pertiche 719 d'infima qualità.
(Questo fondo paga al castel Telvana la decima: secca umida ed al Comune di Castel Novo livello di fiorini 3 e carantani 12).
471 - Un'arativa ora ridotta ad uso di pascolo alle Spagolle (confini) di Piovi 2 Pertiche 570 d'infima qualità.
(Questo fondo paga al Castel Telvana la decima: secca umida ed al Comune di Castel Novo livello di fiorini 5 e carantani 17 ).
733 - Un'arativa vignata con gelsi alle Spagolle (confini) di Pertiche 572 di infima qualità
(Questo fondo paga al Castel Telvana a decima: secca umida, al Comune di castel Novo livello di fiorini 2 carantani 24).
La famiglia D'Anna di Telve possedeva tutti questi beni che in seguito all'inizio di questo secolo sono stati venduti alla famiglia De Bellat e che sono diventati poi la base della fondazione. Oltre ai beni alle Spagole i D'Anna possedevano una quantità enorme di beni sul Monte Tschiwarohn (Civaron) sia di bosco che di prati e pascoli. In questo catasto si fa cenno alla presenza al Maso primo dell'esistenza di una Cappella senza la indicazione a chi fosse dedicata.
Nello stesso periodo il cartografo contadino tirolese Peter Anich viene incaricato del rilievo cartografico della Contea Principesca del Tirolo. Il primo incarico di rilievo viene dato ad Ioseph Spergs il quale inizia il rilevamento della parte meridionale del Tirolo. I risultati non sono buoni, lo Spergs viene chiamato a Vienna per altri incarichi e del rilevamento viene incaricato l'Anich. L' Anich prosegue i rilevamenti dello Spergs ma con altra tecnica ed altra scala di riferimento.
ll lavoro non sarà completato dalI'Anich ma dal suo collaboratore e successore Blasius Hueber, pure egli un contadino di Oberberfufl, fra il 1766-69 fu rilevata la parte meridionale del Tirolo, nel 1774 fu stampata a Vienna. Da questo rilevamento veniamo a sapere che la Cappella era dedicata a S. Bartolomeo. S. Bartolomeo è uno dei dodici apostoli e secondo la leggenda morì martire in Armenia dopo essergli stata tolta la pelle. Esso viene venerato quale protettore dì molte attività fra le quali anche la coltivazione del vino.
Oggi la cappella si trova in uno stato di abbandono e di degrado impensabile. La costruzione è a forma di esagono con l'entrata dalla parte sud. L'interno è arricchito di un_a pala dell'altare con la figura del Santo che sta predicando. Sul soffitto c'èun rosone con rappresentati i dodici apostoli ed in mezzo la colomba, simbolo dello Spirito Santo. Gli affreschi sono di piacevole vista e così pure le decorazioni pittoriche. Da molto tempo nessuno si è più curato della cappella, l'umidità e le intemperie l'hanno rovinata in modo forse irreparabile. Le pitture probabilmente risalgono agli anni 1750, se non prima.
Sulla stessa casa dove si trova la cappella, verso mattina, c'è una meridiana di ottima fattura ma ormai rovinata dal tempo, in cui si intravede l'anno di realizzazione: 1606.
Potrebbero risalire a quel periodo anche le pitture della cappella. La totale perdita di uesto patrimonio artistico sarebbe ingiustificata.
Di questa cappella fa cenno pure lo scrittore Beda Weber nel 1838 nella sua guida turistica del Paese del Tirol, nel secondo volumei. (7)
Riportiamo quello che scrive il Beda Weber: "Die wunderwollste Aussicht in ganz Valsugana geniesst man auf dem Platze, welcher le Spagole genannt wird, eine flach abhangende Landstrecke südwestlich von Castelnovo, eine halbe stunde lang und eine halbe viertel Stunde breit, mit Reben Maulbeer-und Fruchbäumen aller Art bepflanzt, und mit Iándlichen Wohnungen übersäet. In der Mitte steht eine schöne Kapelle und ein práchtiger Landsitz. Von hier aus übersicht man fast alle Dorfschaften in Valsugana".
La migliore vista della Valsugana si può godere nel posto chiamato Spagole. E' una
piana degradante a sud ovest di Castel Novo di larghezza di una mezz'ora di viaggio e larga un quarto d'ora. La zona è coperta di vigneti, di gelsi e di alberi da frutto di ogni qualità. Al centro c'è una bella cappella ed una residenza padronale elegante. Da qui si possono vedere quasi tutti i paesi della Valsugana. (pag 548-549).
Negli stessi anni troviamo pure un riferimento alle Spagole. Lo Staffler, allora importante funzionario del governo della provincia Tirolese, chiese a tutti i giudici distrettuali di inviagli una relazione storico politico economica dei loro distretti.
Queste relazioni sarebbero state usate poi per l'opera "Tirol und Vorarlberg' del 1841. ll giudice Zanolli il 10 ottobre 1835 invia la relazione ad Innsbruck. In essa troviamo, a pag 24: 'ed alla stessa distanza pi' verso occidente in località Spagolle esiste una chiesa della nobile famiglia D'Anna.
La relazione originale è conservata nel T.L.M. Ferdinandeum FB 4322.
Agostino Perini nella Statistica del Trentino (Vol. II Ed.Fr. Perini 1852) a pag 520 parla di Spagnolle (invece di Spagole) e, in poche parole, le descrive: "Casale del comune di Castelnovo, distretto giudiziale e capitanato di Borgo."
Delle Spagole non risulta che altri si siano interessati, né giornalisti né scrittori. Fino a prima della prima guerra c'erano molte famiglie che lavoravano nell'agricoltura, nella viticultura e frutticultura e potevano vivere decorosamente. Con la fine della guerra e la nuova situazione politico economica che si andò formando per le famiglie che operavano al terzo divenne impossibile continuare a lavorare. Le possibilità di soprawivenza si andarono lentamente estinguendo.
Innsbruck 21-05-1999.
N'AndoIetho de Kastelnöf
Relazione che è stata eseguita, su richiesta del presidente dell'Associazione Zima Casternovo Carlo Brendolise, per la Fondazione De Bellat per l'allora presidente dott.Mario Dalsasso onde poter ottenere dei finanziamenti dal Fondo Europeo. ll tutto è stato
fatto gratis come la messa a disposizione a Castelnuovo Notizie.
Note:
(1) Si usa la dicitura corrente del nome e non il nome ufficiale Spagolle
(2) Si intende quel linguaggio usato dalle popolazioni tedesche delle Alpi ed a nord di queste comprendenti fra le altre il Bajuvaro ed il Longobarda fino al secolo X-XI. (vedere
(3) Si intende quelle famiglie che provengono dallo stesso "Fogo" ossia che sono strettamente imparentate fra loro.
(4) Unità di misura tedesca corrispondente ad un'opera. Nel Catasto Theresiano l'uso delle unità di misura è di tipo misto; alcuni usano le unità tedesche, altri quelle venete importate.
(5) Carantani era unità di valuta monetaria (60 carantani = 1 fiorino), laudemio importo che si paga all'atto dell'infeudazione da parte ecclesiastica ogni volta che l'investitura viene fatta o per morte dell'investito o dell'investitore il vescovo.
(6) I novali erano i terreni di recente recupero alla coltivazione e di cui si doveva pagare una tassa al Castello o alla Comunità a seconda che il fondo fosse un feudo o terreni della comunità.
(7) Das Land Tirol mita einem Anhang Vorarlberg Handbuch für Reisende Zweiter Band Südtirol Innsbruck Wagnersschen Buchhandlung 1838. Seite 548.
Castelnuovo notizie n.2 dic 2000
Appunti di storia locale
Alcuni fatti avvenuti nel periodo della prima guerra mondiale, 1915-18,
sul territorio del comune di Castelnuovo nella zona dei Praj de Tschiwarhon, Coalba, Colazo e Porta leposse.
Ricordiamo in particolare le Unità dell'Imperial Regio esercito Austro-Ungarico che più a
lungo combatterono in queste località: i Rainer I.R. X159 e gli Hessen I.R. X/14. (I.R. Regimento di fanteria).
Nel cimitero degli eroi, imperial regi, ai praj de Tschiwaron (Civerone), inaugurato il 2 settembre 2001, riposarono molti caduti di queste due gloriose unità assieme a molti altri caduti di altre unità I. R..
K. u.K. Heldenfriedhof
Tschiwaron (Civerone)
Il re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia il 23 maggio del 1915 dichiarò guerra all'Impero Austro-Ungarico, dopo aver disdetto il trattato della Triplice Alleanza. Patto concluso fra l'lmpero Austro-Ungarico, la Germania ed il Regno d'Italia nel 1882, con una durata prevista di sei anni e con automatico rinnovo. La disdetta avvenne il 3 maggio 1915. sette giorni dopo che il Regno d'Italia aveva firmato l'accordo segreto di Londra, il 26 aprile 1915 con la Triplice Intesa: Francia, Inghilterra e Russia.
L'accordo prevedeva che il Regno d'Italia sarebbe entrato in guerra contro l'Impero asburgico entro un mese dalla firma del trattato. ln caso di vittoria il Regno d'Italia avrebbe ricevuto i territori del Welschtirolo (provincia di Trento), Sudtirolo fino al Brennero (provincia di Bolzano) e Trieste con il litorale.
L'intervento militare del Regno d'Italia contro l'Impero Austro-Ungarico aveva costretto i militari dell'Imperial Regio Esercito a realizzare una linea di difesa abbandonando parte del proprio territorio al nemico. Per la Valsugana la linea comprendeva il Piz di Leweck (Levico), il Forte di Tenna, Forte delle Benne, Panarotta, Fravort e le Alpi di Fasha (Fassa).
L'avanzata del Regio Esercito in Valsugana fu molto lenta, l'esercito si sentiva insicuro e non conosceva né le forze nemiche né il territorio. In un primo momento raggiunsero il paese di Ospedaletto, limite in cui arrivavano le cannonate della Panarotta. Fino ad Ospedaletto riattivarono anche la Ferrovia della Valsugana, dal confine di Tezze. Le attività belliche del Regio Esercito si limitarono per lungo tempo ad attività di pattugliamento notturno verso i paesi del fondovalle.
L'occupazione duratura dei paesi del fondovalle avvenne nei mesi di settembre ed ottobre
1915. Così pure le montagne di Tschiwaron (Civerone) e Sella e, dall'altra parte della valle, Musiera e Calamento.
Nella primavera del 1916 il Regio Esercito Italiano si era spinto oltre Roncegno e Marter fino a malga Broi ed a S. Osvaldo. Il 15 maggio del 1916 ha inizio "l'offensiva di primavera" sull'Altopiano di Lavarone e Folgaria, da parte dell'esercito Imperial Regio. In Valsugana l'esercito regio, temendo di essere accerchiato si ritira precipltosamente fino verso Ospedaletto ed il Tesino, incendiando i paesi che dovette abbandonare e costringendo le popolazioni a lasciare le proprie case per essere deportate lontane nel regno d'ltalia.
L'offensiva di primavera, chiamata dagli italiani "Strafspedition" deve essere bloccata dall'esercito austroungarico poiché all'est aveva avuto inizio l'offensiva dell'esercito imperiale russo, nota come offensiva di Brussilow (generale comandante in capo russo). Si formò così una nuova linea di difesa da parte dell'esercito austroungarico in Valsugana, che partiva da Porta leposse, scendeva per Valcalgiera (Caldiera), Colon de Gné, Coalba, Civerone lato Bokardin, seguiva sul fondovalle la sponda sinistra del torrente Maso, con postazioni avanzate verso Villa Agnedo e Strigno, Mentrate e seguiva poi per la valle di Calamento. Sul Civerone la linea correva più o meno provenendo da ovest del Kolon de Gné, attraversando la Coalba saliva all'altezza della prima selletta del Bokardin, scendendo poi alle Masiere e verso la confluenza del fiume Brenta con il torrente Maso. Le postazioni del Regio Esercito Italiano sul Bokardin potevano controllare e disturbare quello che gli austroungarici facevano sul fondovalle, linea del Maso.
Subito iniziarono da ambo le parti attività di scontro. L'Imperial Regio esercito austroungarico cercava di spingere la linea del Regio Esercito verso le Mesole, il nemico cercava di spingersi su verso i Praj di Tschiwaron (Civarone). Queste operazioni militari causarono da ambo le parti un numero notevole di morti e feriti, tenendo anche presente che in alcuni punti le linee erano distanti fra loro anche meno di venti passi.
I caduti recuperati da parte Imperial Regia Austroungarica, in un primo momento si pensò di seppellirli nella zona presso Malga Tschiwarohn (valduga), lato ovest dei Praj (dove sarà eretto poi L' I.R. Cimitero degli Eroi). Nelle vicinanze c'era pure un posto di medicazione. Questa zona dei "Praj" (Prati), verso Sella, era nascosta all'osservazione del nemico dal monte Lefre e qui era concentrata anche dell'artiglieria del Regio Esercito. La zona inoltre era anche fuori visibilità “dell'osservatorio Torino" del Regio Esercito Italiano su Valcalgiera (Caldiera).
Tutta la zona era stata coperta di magazzini e di baracche per i soldati ed era una base per i rifornimenti per le truppe che operavano su Valcalgiera, Porta leposse e l'Ortigara. Da qui si dipartivano le mulattiere verso il Fagaré e la mulattiera di Val Porzigìa che si riunivano ai piedi del Graon e proseguivano per “I stol dell'acqua (Stol del Prete)" deviazione per i Campigoletti e per Porta leposse.
Aumentando il numero dei caduti, verso la metà di giugno del 1916 il Battaglione onoranze
per i caduti Imperial Regio prese la diretta cura “dell'I.R. Cimitero degli Eroi” erigendovi uno steccato e la cappella cattolica per le funzioni religiose per i caduti. Vi era pure il cappellano da Campo che era un po' il responsabile e la guida spirituale dei soldati e di quelli impegnati alle onoranze dei caduti.
Nella zona di fronte del Tschiwarhon (Civerone) si succedettero diverse unità dell'Imperiale Regio esercito, molti soldati persero la vita nell'adempimento del dovere verso il proprio Paese e furono sepolti nell'I.R. Cimitero degli Eroi ai Praj.
Alcuni sono caduti ed i loro corpi sono rimasti insepolti poiché non poterono essere recuperati.
Ricordiamo brevemente le unità che operarono nella zona del Tschiwarhon (Cìverone) Coalba,
Colazo, Porta leposse:
Landsturm Baon N. 1; I.R. l/1° Reg.; Landsturm Batt. N°164;
Standschützen Sterzing; I.R. X/59° Rainer Baon; I.R. X/14° Hessen Baon;
LR. lll/37° Baon; I.R. l/51° reg; I.R. lll/85° reg.;
I.R. lll/35° reg..; I.R. lV I 24° reg.;
Freiwilliges Oberösterreichsches Schützenregiement;
H.G.D. Hochgebiergsdetachement de 181° brig.;
Landsturm Baon n° 24; Landsturm Baon n° 64.
Dalla pubblicazione "Unsere Rainer im Weltkrieg 1914-1918" (I nostri Rainer nella guerra mondiale 1914-18) possiamo venir a conoscere i nomi di alcuni caduti sicuramente sepolti
nell'I.R. Cimitero degli Eroi ai Praj de Tschiwarhon.
Viene ricordato il Fähnrich Dr Heinrich Ploy che il 16 agosto 1916 esce con tre compagni in pattuglia, solo uno ritorna. ll suo corpo sarà ritrovato un anno dopo, dopo che la postazione del Regio Esercito Italiano sarà stata abbandonata. Il suo corpo viene trovato ai piedi di un dirupo e riconosciuto.
Il 20 agosto 1917 con la partecipazione del Feldkurat (cappellano da campo) Felderer viene
inumato nel Cimitero degli Eroi ai Praj. E' uno del X/59 Battaglione di Fanteria Rainer e
sulla croce della tomba viene aggiunta la scritta "Der Besten einer" (era uno dei migliori).
ll 10 agosto 1916 viene colpito a morte il Korporal Taubenböck della 2° compagnia che era uscito dalla sua postazione per spegnere il fuoco che gli italiani avevano appiccato al bosco vicino alla postazione, una pallottola lo centra in pieno.
Il 30 agosto 1916 alle 17,45 una scheggia colpisce alla testa il cadetto del Landsturmbattailon, reparto richiesto in aiuto, Franz Battinger che viene sepolto già
nella stessa giornata nel Cimitero dei Praj. Durante un assalto cade il Cadetto Anton Baltinester della 2° compagnia, ancora prima di raggiungere la prima linea del nemico.
Verso la fine di settembre del 1916 il Korporal (caporale) Nuflbaumer della squadra tecnica sta completando dei lavori in una postazione avanzata quando una bomba a mano arriva ai suoi piedi e lo uccide. Anche lui riposa nel Cimitero dei Praj.
Il 19 agosto del 1917, dopo che alcune postazioni erano state abbandonate dai soldati italiani, la pattuglia si avvicina ai reticolati del nemico ed una sventagliata di mitragliatrice colpisce in pieno l'infanterista Alois Ortner; col scendere della notte
il suo corpo viene portato al Cimitero dei Praj dai compagni di pattuglia.
I dati raccolti da questa pattuglia vengono utilizzati per un assalto notturno. Il 24 agosto 1917 è una notte piovosa e le comunicazioni fra le varie postazioni sono difficili.
L'infanterista della 33 compagnia Grabner cerca di riattivarle ma un fascio di luce di un riflettore nemico lo sorprende e viene colpito a morte. La stessa sorte tocca anche al portaordini volontario Prohaska: anche il suo corpo riposa nel Cimitero degli Eroi dei Praj. Con il 31 ottobre 1917 il battaglione di infanteria X/59 Rainer lascia il Tschiwarhon (Civerone) dopo aver partecipato a chiudere la porta aperta dal tradimento di
Carzano del 18 settembre 1917.
Attraverso la documentazione del signor Franz Miglbauer di Kirchham dell'Oberösterreich
(Austria Superiore) veniamo a conoscere il nome di due altri caduti sepolti nel cimitero degli eroi di Tschiwarhon. Josef Beiskammer dell'Austria Superiore, proprietario del Paulgutes in Hochreitersberg della parrocchia di Laakirchen, caduto il 28 ottobre 1916 in Civerone per un colpo al petto nel suo 30° anno quale infanterista e l'infanterista Hummer Franz di Laakirchen in Oberösterreich, caduto sul Civerone il 15 settembre 1916.
Il battaglione viene inviato a riposo a Levico e Trento, ma ben presto dovrà diventare attivo per inseguire il nemico verso il Monte Meletta ed a Campo Mulo.
All'atto di lasciare il Civerone poiché si apprestavano le feste di Tutti i Santi e dei Morti, il Cimitero era stato coperto di fiori.
Verso i primi giorni di novembre 1917 il fronte si sposta verso Primolano, il Cimitero degli Eroi dei Praj alla Malga Tschiwarhon rimane solitario.
Dopo la fine della guerra per impegni presi nel trattato di Versailles e di St. Germain en
Laye il Regno d'Italia si impegna di trattare le tombe dei caduti anche nemici come i propri caduti. Dopo la guerra sul territorio che Regno d'Italia era venuto in possesso, c'erano ben 2.650 cimiteri militari in cui erano stati sepolti soldati Austro-Ungarici ed Italiani. Dato il grande numero di cimiteri di guerra il Regno d'Italia pensò di raggrupparli in 104 cimiteri di soldati Austro-Ungarici 54 cimiteri di soldati del Regno d'Italia e 115 cimiteri misti. I soldati del Cimitero degli Eroi dei Praj di Tschiweron (Civerone) furono esumati nel 1921/22 e portati a Trento, a Rovereto, ad Asiago e a Meran (Merano). Non è stato possibile sapere dove sono realmente finiti i resti di questi
caduti ed i loro nomi.
Un'altra unità dell'I.R. Esercito austroungarico che fu presente dal 6 luglio 1916 fino all'8 giugno 1917 nella zona della Coalba, Colazo fu il I.R. X/14 (II X battaglione del Regimento di ìnfanteria I.R. dell'Austria Superiore "Ernst Ludwig Groszherzog" di Hessen e al Rhein N° 14). ll suo motto era "Schwarz die Farbe, Gold im Herz Treu bis in den Tod" (nero il colore, oro nel cuore, fedele fino alla morte). La terza parte del motto del I.R. X/14 è stato scritto sull'entrata del cimitero degli eroi di Malga Civerone: Treu bis in den Tod (fedeli fino alla morte).
Il giorno 27 giugno 1916, provenienti dal Cimone, a Levico furono aggregati alla I.B. 181 (Brigata di Infanteria) al comando del G.M. von. Vidale. Durante il riposo a Levico l'unità fu rivestita e riarmata e ricomposta; la 4° compagnia debole di uomini fu sciolta e gli uomini aggregati alle rimanenti compagnie. Il 29 giugno 1916 il battaglione riceve l'ordine di essere impiegato di nuovo in prima linea.
Il 30 giugno verso sera raggiunge attraverso La Bisilenga Malga Civerone-Valduga.
Da qui la la Compagnia prende posizione nella Coalba, la 28 e 33 si awiano verso il Colazo a quota 1010, dove danno il cambio al battaglione Landsturm 164. Per ben dieci mesi il battaglione dovette resistere e combattere contro il nemico e d'inverno anche contro la morte bianca, slavine e valanghe.
Nei primi mesi gli uomini del I.R. X/14 si impegnarono a fondo nella realizzazione di difese sul terreno e di sicuri collegamenti con le retrovie. Il nemico era sempre attivo nel disturbare le operazioni di fortificazione della prima linea. Nei mesi di agosto e settembre del 1916 l'attività di erezione di difese fu più incisiva ed attiva nonostante le attività di disturbo del nemico. In tale periodo il battaglione si arricchì di una nuova 43 Compagnia. Tale disponibilità permise di inviare a riposo gruppi di soldati stanchi da questi intensi lavori di difesa e servizi di prima linea. Il 15 ottobre il Major Alfons Marbach prende il comando del battaglione mentre il Rittmeister Szilley mantiene il comando del settore Colazo. Ben presto l'inverno si fece sentire e le attività per svernare diventarono più urgenti. Il nemico dalle sue vicine postazioni alle linee e con le mitragliatrici disturbava in continuazione i lavori di difesa per l'inverno imminente. ln dicembre iniziarono le grandi nevicate,il cui manto raggiunse fino ai tre metri di altezza, isolando quasi completamente la prima linea dalle retrovie. Nel mese di novembre 1916, l'11, muore sua Maestà Apostolica l'Imperatore Francesco Giuseppe l, Comandante Supremo. Nello stesso giorno l'I.R. X/14 Hessen giurò fedeltà a Malga Civerone davanti al Major A. Marbach, al giovane Imperatore Carlo I. Sulla posizione 1010 del Colazo le prime linee erano vicinissime ed il nemico infliggeva quotidianamente perdite alla 4a Compagnia.
Il 24 ottobre 1916 veniva colpito il tenente Listopad, la cui perdita fu rimpianta da tutto il Battaglione. Intanto la neve aveva coperto tutti gli ostacoli fra le due linee. Il comandante della 4a Compagnia, Capitano Kern, propose al comandante di settore un'azione contro il nemico, autorizzata per il 12 febbraio 1917.
Puntuali alle ore 5 di mattina il plotone comandato dal capitano Kern avanzò contro la postazione del R.E. italiano lateralmente e l'aspirante tenente Fefll frontalmente.
La posizione italiana fu presa di sorpresa e l'intera 10°compagnia del 32° reggimento di
fanteria si diede prigioniera ufficiali e 60 uomini con una mitragliatrice, 1 lanciamine e due istole mitragliatrici. Per tale azione gli Hessen furono ricordati nel bollettino di guerra austroungarico. I partecipanti all'azione si guadagnarono una medaglia d'oro al valore per l'aspirante tenente Fefll, 7 medaglie grandi d'argento al valore e 18 piccole di bronzo. In seguito data la posizione della postazione occupata agli Italiani non fu possibile tenerla e fu abbandonata dopo aver raccolto notizie utili sul nemico. Verso fine maggio 1917 il Major Szilley diviene comandante e prepara il battaglione a cedere le posizioni al I/63 e così permettere ai suoi uomini un meritato riposo a Levico.
Ma già l'8 luglio 1917 il battaglione viene messo in allarme ed inviato nella zona di Ronchi Canai. L'11 luglio 1917 il battaglione viene messo allarme ed inviato a Malga Civerone; due Compagnie proseguono per difendere Coma 10 e prendono parte alla famosa battaglia di Porta leposse-Ortigara pagando un alto tributo di sangue. Di tale azione parleremo in un prossimo articolo. Il 30 giugno 1917 il battaglione viene ritirato dal fronte ed inviato a riposo a Trento il riposo non dura a lungo: il 17 luglio 1917 viene nuovamente aggregato alla I.D.18 ed inviato a rimpiazzare con 2 Compagnie la zona tenuta su Valcalgera (Caldiera) dal III/37. Le altre due Compagnie rimangono come riserva di Brigata a Malga Civerone. Il 20 luglio 1917 la 1° e 3° Compagnia più il plotone tecnico vengono inviati sulle posizioni delle Mesole in sostituzione del Landsturm. La postazione è sotto il continuo fuoco di una postazione laterale del regio esercito italiano. Il capitano Kern della 1a Compagnia pensa di utilizzare i lanciamine e granate trovati nella postazione contro i nemici che tanto disturbo causano. Un intervento continuo e senza sosta ottiene l'effetto voluto, il nemico decide dopo poco di abbandonare la postazione e di non riutilizzarla più. Il 22 luglio 1917 il battaglione riprende nuovamente le posizioni di Valcalgera (Caldiera), che nel giro di 5 settimane vengono trasformate dagli Hessen in una fortezza. Verso fine settembre 1917, con i lavori non ancora completati, il battaglione viene sostituito dal reggimento Schützen 36. Il battaglione va a sostituire il primo reggimento Kaiserschützen a quota 2007 a Porta leposse.
Avvicinandosi l'inverno il battaglione si preoccupo di realizzare valide protezioni ed ripari contro il freddo, ma ben presto la situazione cambiò, la rotta di Caporetto aprì nuovi orizzonti verso sud.
Andoletho da Kastelnovo
CN notizie dic 2001 e giugno 2002
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